Ridatemi le poetesse
La respingente parola “poete” sta prendendo piede. Le ragioni mi sembrano una sola: l'attacco alla differenza sessuale
Ridatemi le poetesse, le poete tenetevele voi. La respingente parola “poete” sta prendendo piede e lo conferma “Oracolo manuale per poete e poeti” di Giulio Mozzi e Laura Pugno (Sonzogno). “La lingua cambia, per tante ragioni” teorizzano gli autori. “A noi la parola poetessa pare un po’ ingombrante, e forse anche un tantino ridicola”. Le tante ragioni mi sembrano una sola: l’attacco alla differenza sessuale. E a me la parola “poete” pare non un po’, molto ideologica, e forse anche un tantino lesbica. La splendida parola “poetesse” mi fa pensare subito a Patrizia Valduga, al vertice della nostra poesia femminile se non della poesia italiana tutta. E poi a Veronica Franco “a le risse d’amor del letto aperta” e a Sylvia Plath col suo esaltante “Ogni donna ama un fascista”. E poi a Elizabeth Siddal e ad Amalia Guglielminetti di cui non ho letto un verso ma che nei ritratti venivano molto bene. Penso a donne attraenti e romantiche con lunghi capelli e occhiaie profonde, ipersensibili, malate… E’ un ideale, certo, ma è un ideale che mi innamora e che mi ispira. Poete, pussa via.