Le osservazioni di Flavio Cuniberto hanno valore statistico
In questo nuovo “Viaggio in Italia" il filosofo di Perugia percorre un paese in cui si spegne sempre più il cristianesimo
Non si consideri Flavio Cuniberto un continuatore di Guido Piovene, pur molto citato in questo nuovo “Viaggio in Italia” (Neri Pozza). Lo si consideri invece la reincarnazione di Rutilio Namaziano. Il poeta di Tolosa viaggiò nell’Italia in cui crollava il paganesimo, il filosofo di Perugia viaggia nell’Italia in cui si spegne il cristianesimo. Entrambi malinconici, nostalgici, consapevoli di vivere dentro un passaggio epocale. Al posto delle rovine di Populonia, in Cuniberto ci sono le chiese svuotate. A Fidenza il Duomo è “un prezioso relitto approdato in una terra selvaggia, che non ne conosce la lingua”. A Montefalco, nella chiesa di San Francesco degradata ad auditorium, “il vecchio dio è scomparso”. A Loreto i preti sono i primi a non credere più nel trasporto angelico della Santa Casa. A Lanciano “le autorità ecclesiastiche ne provano solo imbarazzo”, del miracolo eucaristico che dà il nome al locale santuario, “e lo tengono nascosto come si nasconde in famiglia un invalido grave, che si ha vergogna di mostrare in pubblico”. Cuniberto si autolimita definendo il suo viaggio “solo una raccolta di impressioni”: non è vero, le sue pagine hanno forma letteraria ma contenuto statistico, oggettivo.