Voglio vivere a Sulmona. Non per Ovidio ma per una macelleria da sogno
Se ovunque avanzano pesto senz’aglio e hamburger senza carne, nel comune abruzzese si mangia come al tempo dell’Italia gastronomicamente varia e cristianamente onnivora
Voglio trasferirmi a Sulmona. Non per Ovidio (ho sempre preferito Orazio) e nemmeno per i confetti, che pure apprezzo. Voglio trasferirmi a Sulmona dopo aver visto il banco macelleria del Conad di via Sallustio. Un banco macelleria che nelle città del Nord, piccole o grandi cambia poco, ce lo possiamo soltanto sognare. Un banco macelleria che non ricordo nemmeno nelle città del Sud costiero. Prima di arrivare davanti a questa meraviglia c’erano state delle avvisaglie, quasi all’ingresso il carretto-espositore rigurgitante di trecce d’aglio, l’aglio di Sulmona per l’appunto, e poi il frigo interamente dedicato agli arrosticini marca Pingue, di pecora, di agnello, di fegato... Un Conad alquanto anomalo, ho pensato, in una città evidentemente non normalizzata, non piegata al menù unico che è (Feuerbach insegna) l’anticamera del pensiero unico... Se ovunque avanzano pesto senz’aglio e hamburger senza carne, a Sulmona, protetta dalle sue montagne, si mangia come al tempo dell’Italia gastronomicamente varia e cristianamente onnivora. Arrivo dunque all’apoteosi del banco macelleria: salsicce di ogni sorta, maiale in tutte le forme, l’amato agnello, il raro capretto... “Ma davvero qualcuno compra le salsicce di fegato?” chiedo al direttore. Un po’ scioccamente perché i poeti scrivono versi anche se nessuno li legge ma nessun commerciante espone salsicce per un puro piacere estetico. “Ne vendiamo tantissime!”. Voglio trasferirmi a Sulmona e piazzarmi davanti al banco macelleria del Conad di via Sallustio: la prima ragazza che chiede salsicce di fegato sarà la mia musa.