Smettetela di prendere posizione su qualsiasi cosa
Per rovesciare la logica binaria del mi piace/non mi piace, si leggano le intervista al critico d'arte Arthur Danto
“Io leggo il New Yorker tutte le settimane, ma raramente sono d’accordo o in disaccordo con quello che leggo. Si tratta solo di leggere materiale”. Le interviste fatte nel corso degli anni da Demetrio Paparoni ad Arthur Danto, oggi raccolte in “Arte e poststoria. Conversazioni sulla fine dell’estetica e altro” (Neri Pozza) valgono per le riflessioni sull’arte contemporanea ma forse ancor più per la pacatezza e l’antimanicheismo del grande critico americano (Ann Arbor 1924-New York 2013).
Il manicheismo non è un’esclusiva del mondo dell’arte, autoreferenziale e mafiosoide, composto di cricche dedite alla scomunica reciproca: la politica è manicheismo puro ed è diventato piuttosto manicheo anche il mondo cattolico che del manicheismo (un’eresia) dovrebbe essere avversario. Prevale ovunque la logica del digitale che è binaria e idiota, mi-piace/non-mi-piace… Danto, che com’è ovvio aveva le sue predilezioni ma che saggiamente teorizzava l’instabilità del giudizio, insegna che non è necessario, non è possibile, non è ragionevole prendere posizione su tutto.