Preghiera
Lo spettacolo della morte che eccitava la vita
“In virtù del contrasto, la gioia di vivere era più forte. I piaceri risultavano più intensi” scrive Buñuel nel suo ultimo libro. Purtroppo il meccanismo si è inceppato: appunti per un nuovo Medioevo
“La morte sempre presente, come nel Medioevo”. Luis Buñuel in un capitolo di “Sempre ateo, grazie a Dio”, piccola antologia pubblicata da e/o, rievoca una Spagna che all’inizio del Novecento conservava molti aspetti di secoli remoti.
Nei paesi dell’Aragona, ai tempi del grande regista surrealista, i giovani portavano ancora il coltello alla cintura, i poveri e non solo i poveri indossavano ancora il costume tipico, i funerali si facevano ancora in piazza, i riti della Settimana Santa erano ancora fragorosi, le campane erano ancora ritmo esistenziale, il cattolicesimo era ancora macabro…
“In virtù del contrasto, la gioia di vivere era più forte. I piaceri risultavano più intensi” dice Buñuel che era ateo ma non era cieco, e sull’Età di Mezzo la pensa, sorprendentemente, come quel convertito di Huysmans. Ha sempre funzionato così: la morte, lo spettacolo della morte, ha sempre eccitato la vita. Purtroppo il meccanismo si è inceppato.
Saranno i decessi nascosti, nelle terapie intensive, saranno i funerali soffocati, sarà la cremazione nichilizzante dilagante, sarà il cattolicesimo ormai mondano e senza inferno, ma negli italiani odierni non vedo nessuna sana reazione di fronte a tanta morte, nessuna gioia urgente e nessun piacere se non quello, tipicamente senile, della gola. Solo un Medioevo ci può salvare.