Preghiera
Dobbiamo imparare a “depoliticizzare le nostre vite”
Nel suo libro “La pazzia delle folle. Gender, razza e identità”, Douglas Murray consiglia di stare alla larga dall’attivismo, dalla militanza “perché cercare un proprio fine nella politica significa investirla di una passione, rabbia compresa, che corrompe l’intera operazione”
“Di tutte le maniere in cui si può dare un significato alla propria vita la politica è una delle più tristi”. Come mi piace il capitolo conclusivo di “La pazzia delle folle. Gender, razza e identità” di Douglas Murray (Neri Pozza). Lo scrittore inglese dopo avere analizzato le colpe di Rousseau, Marx, Deleuze, social network riguardo l’orribile politica identitaria che ingabbia le persone sulle base di sesso, preferenze sessuali, colore della pelle (chiusi in gabbia si dà di matto, chiaro), dopo avere ricordato che le vittime sedicenti non sono quasi mai le vere vittime (ad esempio omosessuali e lesbiche guadagnano mediamente di più degli eterosessuali, ci sono studi in proposito), nelle ultime pagine cerca di offrire soluzioni e la soluzione migliore mi sembra questa: “Depoliticizzare le nostre vite”.
Musica per le mie orecchie antidualiste. Murray consiglia di stare alla larga dall’attivismo, dalla militanza “perché cercare un proprio fine nella politica significa investirla di una passione, rabbia compresa, che corrompe l’intera operazione”. Parole sante (anche perché, in altri tempi, disse qualcosa di simile San Josemaría Escrivá).