Preghiera

Per me solo poeti morti e pittori vivi, grazie

Camillo Langone

I poeti vivi mi appaiono più morti dei pittori morti. Mentre un pittore deve innanzitutto sapere come si tiene un pennello in mano, questi poeti sembrano convinti che basti avere un cuore

Com’è possibile che mi interessino quasi solo i poeti morti e, al contempo, solo i pittori vivi? Com’è possibile che sia passatista in un campo e presentista in un altro? Me lo domandavo l’altro giorno, mentre respingevo l’ennesimo poeta desideroso di farmi avere il suo librino (uno dei frangenti più penosi, per un recensore). E’ che i poeti vivi mi appaiono più morti dei pittori morti. Che sia il loro egocentrismo, la nota ombelicalità del versaiolo moderno? Se sei egocentrico e ti chiami D’Annunzio bene, c’è un ego spettacolare da ammirare, se sei egocentrico e partecipi al Premio Roccacannuccia Poesia metti tristezza. Oppure che sia la loro pochezza tecnica, l’andare a capo a capocchia?

 

 

Mentre un pittore deve innanzitutto sapere come si tiene un pennello in mano, questi poeti sembrano convinti che basti avere un cuore. Non ho solide certezze sul motivo della fastidiosa insignificanza della poesia contemporanea, so soltanto che se voglio capire qualcosa di questo tempo guardo i quadri di Alioto, Chiesi, Galliano, Robusti, Verlato, o leggo la “Ginestra” di Leopardi.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).