Preghiera
Un pomeriggio struggente nel cimitero di Marore
Ho perso la libertà di movimento ma ho guadagnato la scoperta tra le tombe del pittore Carlo Mattioli. di “Lina Guareschi maestra”, madre di Giovannino e di Roberto Tassi, storico dell'arte
Che riesca sempre a ricavare il bene dal male, perfino dal governo che costringendomi entro i confini comunali mi ha involontariamente spinto a visitare il cimitero di Marore, frazione di Parma, un cimitero dove nemmeno io, che pure dei cimiteri sono amantissimo, ero mai stato e dove, da uomo libero di muoversi, probabilmente non sarei entrato mai. Ci sono andato per vedere la tomba del pittore Carlo Mattioli. L’ho trovata, l’ho fotografata, mi sono commosso.
Poi la tomba di “Lina Guareschi maestra”, madre di Giovannino, ornata dalla statua del piccolo Gramigna, l’ultimo della classe. L’ho trovata, l’ho fotografata, mi sono commosso.
Poi per caso, passeggiando, sotto un arco ho letto “Roberto Tassi”. Guardo le date, dev’essere lui, verifico, è lui, lo storico dell’arte. Arrivato a casa mi metto a studiare e sviluppo una certa identificazione. Come me, era parmigiano e non parmigiano. Come me, non era laureato in storia dell’arte. Come me, scriveva di arte su una testata politico-letteraria (lui sul Mondo). Come me, era estimatore e amico del più grande pittore parmigiano del momento (allora appunto Mattioli, ora Robusti). Come me, aveva realizzato delle mostre insieme al più grande critico d’arte del momento (allora come ora, Sgarbi). Che riesca sempre a ricavare il bene dal male, perfino dal governo che togliendomi la libertà di movimento mi ha regalato, senza volerlo, un pomeriggio struggente.