Preghiera
Giorgio Agamben lo leggo sempre anche se non sempre lo condivido
"Quando la casa brucia" è un piccolo libro sull'enorme momento che stiamo vivendo, svelato come svelamento
“Viviamo in case, in città arse da cima a fondo come se stessero ancora in piedi, la gente finge di abitarci ed esce per strada mascherata fra le rovine quasi fossero ancora i familiari rioni di un tempo”. Giorgio Agamben non sempre lo condivido ma sempre lo leggo perché è un raro filosofo poetico, imaginifico, lirico (in un mondo di filosofi senza lingua e dunque nient’altro che professori). “Quando la casa brucia”, pubblicato da Giometti & Antonello, piccola casa editrice della piccola città di Macerata, la nostra piccola Atene, è un piccolo libro sull’enorme momento che stiamo vivendo, svelato come svelamento. “Una cultura che si sente alla fine, senza più vita cerca di governare come può la sua rovina attraverso uno stato di eccezione permanente”: Agamben è magnificamente apocalittico e sottilmente schmittiano, poundiano, heideggeriano, forse pure foucaultiano, oltre che ovviamente jungeriano, sebbene le tempeste di acciaio siano divenute digitali. Libro per pochissimi (io lo consiglio soltanto a chi come me è capace di abbinarlo a “MM” dei San Leo, musica tempestosa e acciaiosa, per nulla digitale). Poche pagine per un’esperienza estetica di vetta.