Preghiera
Contro natura e resilienza, un “Trattato della buona estinzione”
“Peisithanatos” è l'opera di Marco Lanterna, autore che aleggia tra Baudelaire e soprattutto Leopardi, e mette voglia di uccidere animali
Marco Lanterna si ritenga fortunato per aver trovato un editore superliberale come Liberilibri. Fosse stato costretto a pubblicare il suo “Peisithanatos” con la Camillo Langone Editore si sarebbe dovuto rassegnare a un titolo meno pesante e respingente, magari in italiano. Nulla da eccepire sul sottotitolo, “Trattato della buona estinzione”, di questo piccolo libro densissimo che “perora la fine della vita sulla Terra, dell’uomo e di tutte le specie animali e vegetali”. Lanterna è autore eruditissimo, poliglottissimo, il cui umore è così ostentatamente nero da mettere allegria.
Aleggia Baudelaire, come quando scrive “di coloro che si fanno tatuare “resilienza” su quel corpo che marcirà sotterra roso dai vermi” (simili tatuati esistono davvero, ho scoperto). E soprattutto aleggia Leopardi perché in “Persuadimorte” (il titolo in italiano) sono tanti i passaggi contro la natura matrigna: “Il regno animale è un tripudio di fauci, artigli, chele, pungiglioni, stomaci che nemmeno il calar del Sole arresta”. E ancora: “Vivere in natura è un incubo e dei peggiori. L’uomo vi sopravvive solo alzando poderose barricate antropiche e ogni sorta di baluardo”. Non parlerei di un libro che mette voglia di suicidarsi: parlo di un libro che mette voglia di uccidere animali.