preghiera
Leggo Alfredo Panzini e mi viene voglia di un'estate in Romagna
"Quale cura pel sistema nervoso non sapere più chi è ministro, ignorare l’esistenza dei giornali…”, scriveva nel 1907. Purtroppo per me è diverso. Ma posso bere e fumare per dimenticare tutto
“Bere il caffè e fumar la pipa al fresco d’estate è un piacere degno di Giove Olimpio”. Leggo Alfredo Panzini (per la precisione “La lanterna di Diogene”, Tarka edizioni) per quel mio vecchio vizio della prosa d’arte, per il piacere della letteratura novecentesca. Ci trovo un’epoca, con i suoi pro e i suoi contro, e un’attitudine, con i suoi pro e basta: un edonismo ben temperato, uno stile di vita oraziano, epicureo. E ci trovo la Romagna amata. Ovvio che mi venga la voglia di un’estate a Bellaria, là dove Panzini villeggiava, beveva e fumava. Apporterei solo un paio di modifiche: 1) oltre al caffè, il Sangiovese e il Famoso (un bianco semisconosciuto, a dispetto del nome, e però buonissimo); 2) al posto della pipa, il sigaro (a Bellaria si può ancora fumare, non essendo il sindaco un democratico liberticida stile Giuseppe Sala). “Quale cura pel sistema nervoso non sapere più chi è ministro, ignorare l’esistenza dei giornali…”. Purtroppo da questo punto di vista la provincia romagnola non è più un’isola felice: oggi le notizie arrivano ovunque. Panzini scriveva nel 1907 e io vivo nel 2021 e mi è difficile non sapere il nome del ministro, ad esempio, della Salute. Ma posso bere e fumare per dimenticarlo. Meglio se in riva all’Adriatico.