preghiera
Ezra Pound, dalla parola al silenzio
Il grande poeta si chiuse nel mutismo con il progredire degli anni. Un libro di interviste riporta le poche parole che dava ai giornalisti esasperati
“È inutile che io parli” si intitola questo libro di interviste a Ezra Pound uscite sulla stampa italiana dal 1925 al 1972, pubblicato da De Piante in una nuova collana dal nome promettente (I Solidi). Pound da giovane sembra che parlasse normalmente ma poi divenne laconico e in vecchiaia alquanto taciturno.
Nel libro c’è un pezzo, ed è un pezzo di bravura, di Montanelli alle prese con il grande poeta praticamente muto. Ci sono gli articoli dei giornalisti che, esasperati, finivano col dargli del matto: del resto non era stato rinchiuso in manicomio? Solo che ogni tanto, forse quando riteneva non troppo inutile farlo, Pound parlava. Come nel 1959 quando a un fastidioso intervistatore Rai rispose così: “Ogni uomo ha il diritto che le sue idee vengano esaminate una alla volta”. Mi si trovi una frase più ragionevole, più indispensabile nel dibattito politico e culturale.