preghiera
Meglio un Tognazzi morto che un Germano vivo
Un grande attore è cosa diversa da un bravo imitatore. Oggi però si premiano il mimetismo e il metodo, in film destinati alle masse antiestetiche. E intanto i cinema chiudono
Meglio un Tognazzi morto che un Germano vivo. E’ ciò che penso a Cremona, capitando per caso davanti al cinema Tognazzi tristemente chiuso (già da prima del virus, ho scoperto). Molto meglio un “attore non attore” come lo definì Dino Risi, un protagonista che non sapeva quasi mai la parte forse perché “innamorato delle donne, della vita, della buona tavola”, che un attore reputato bravissimo perché tutto metodo e mimetismo, quindi più che altro un imitatore, premiato di fresco al David di Donatello appunto per avere imitato bene quel mentecatto di Ligabue (in un film destinato alle masse antiestetiche a cui piace pensare che per essere veri artisti si debba essere veri deficienti, e dipingere quadri repellenti). Meglio il cinema italiano dei morti di quello dei cosiddetti vivi, penso passeggiando nella città delle quattro T, sognando grandi abbuffate, bambolone, califfe, stanze del vescovo, anatre all’arancia…