preghiera
Leggo Matzneff per capire cosa ho perso e cosa risparmiato
"L'amore è sopravvalutato", canta Loredana Bertè. E' quello che penso leggendo il libro dell'erede del miglior egotismo francese. Sono arido io, che non ho mai "scritto con il sangue del mio cuore"?
Coraggioso l’editore (Liberilibri), coraggioso il traduttore (Giuliano Ferrara), coraggioso l’autore (Gabriel Matzneff) di “Vanessavirus” che infine, dopo averne tanto elogiato la pubblicazione, ho letto. Meno coraggioso io, siccome qui invito a una maggior misura sentimentale. Citando non l’Ecclesiaste, non Orazio, come pure potrei, ma Loredana Bertè: “L’amore è sopravvalutato”. Matzneff lo sopravvaluta molto e ne scrive con l’enfasi del miglior egotismo francese da Stendhal a Carrère: “Nella chiesa di Saint-Germain-des-Prés si compì il miracolo che insufflò, a Vanessa e a me, la certezza che la tempesta si allontanava, che infine potevamo amarci”. Mi permetto di dubitare di simili miracoli. Anche perché i risultati dell’amore per una quattordicenne sono stati, sebbene a decenni di distanza, sei perquisizioni, la perdita delle collaborazioni giornalistiche, l’ostracismo editoriale…
Non era meglio una signora sposata e perciò tenuta al silenzio? Sono un uomo arido, mi sa, io che non ho mai “scritto con il sangue del mio cuore”… Legga “Vanessavirus” chi sopravvaluta l’amore, per capire dove può trascinare questo idolo crudele, e chi come me prova a ridimensionarlo, per capire cosa ha perso e cosa si è risparmiato.