preghiera
Viva la Maserati patriarcale
Enzo Ferrari era un vero uomo, libero e coraggioso. Ma ora se ne esce con una sfilata di moda asessuata e un ristorante gestito da Bottura, partigiano della legge Zan. Molto meglio il virilissimo Tridente della casa concorrente
Enzo Ferrari, devo dirglielo, io per lei provo grande ammirazione ma oggi preferisco le Maserati. Lei era un guareschiano (fu uno dei pochissimi a partecipare ai funerali di Giovannino: Dio gliene renda merito) e un bevitore di lambrusco (gliene renda merito Bacco). Lei era innanzitutto un vir, e bastino queste parole riportate da Giorgio Torelli per dire il suo coraggio, la sua libertà: “Perché non sono stato a Roma dal 1935? Ma per la semplice ragione che si possono costruire delle discrete macchine da competizione senza la necessità di scendere nella capitale”.
Purtroppo il tempo passa e oggi la Ferrari se ne esce con una sfilata di moda asessuata (no gender secondo gli anglofoni) e con un ristorante gestito dal cuoco Bottura, partigiano della legge Zan e dunque della censura e dell’indifferenziazione sessuale. Mentre la Maserati rimane molto sessuata conservando come simbolo il Tridente, dal forcone della fontana bolognese del Nettuno, il virilissimo dio marino, il seduttore di ninfe che lo scultore Giambologna ha armato (qualora si osservi la statua dall’angolo giusto) di una perenne, bronzea erezione. Per giunta Nettuno era chiamato dagli antichi romani “pater” e pertanto, caro Ferrari, un conservatore come lei mi deve perdonare: viva la Maserati patriarcale!