preghiera
Guardiamo gli artisti finché sono vivi
Per il pubblico morto (intellettualmente), se un pittore non è morto (fisicamente), allora non esiste. Ma l'italia è piena di arte che si sta facendo qui e ora, e tornare sempre sui soliti nomi, famosi e strafamosi, ci impedisce di apprezzarla
Ho grande rispetto per i morti, ma per quelli che riposano nei cimiteri, non per quelli che riposano alle mostre dei pittori morti e poi magari comprano “Simmetrie. Osservare l’arte di ieri con lo sguardo di oggi” di Jacopo Veneziani, storico dell’arte nato nel ’94 e non si capisce subito di quale secolo. Perché in copertina ci sono Caillebotte e Hopper, un quadro del 1877 e uno del 1942, dunque arte di ieri e dell’altroieri, di oggi un bel nulla. All’interno ci sono parallelismi tra molti altri pittori, tutti però ugualmente morti e stramorti (e quasi sempre, in una logica di vippismo artistico, famosi e strafamosi).
Non voglio dare tutta la colpa all’autore che essendo di Lugagnano Val d’Arda mi risulta pure limitrofo, e magari un giorno berremo una bottiglia di Gutturnio insieme, ne addosso buona parte a un pubblico morto (intellettualmente) per il quale se un pittore non è morto (fisicamente) non esiste. Fra cent’anni per conoscere l’Italia di oggi ovviamente non si guarderanno Masaccio e Paolo Uccello (presenti in “Simmetrie”), si guarderanno Alioto, Chiesi, Galliano, Iudice, Lombardo, Mannelli, Robusti, Verlato… Io comincerei a guardarli ora, l’arte di oggi con lo sguardo di oggi.