preghiera
L'abitudine agli smandrappati ha reso eccentrica la giacca
Essere l'unico a portarla in coda per il vaccino, e non perché fa freddo. Tutti gli altri in maglietta e braga corta. Ma per vestire meglio dei deculturati (l’abbigliamento è cultura, il non-abbigliamento è barbarie) non ci vuole molto
L’infermiera mi chiede se porto la giacca perché ho freddo. Ci metto un po’ a decifrare la battuta (apprezzo così poco l’ironia che difficilmente la capisco subito). Sarò stato l’unico quest’oggi, se non questa settimana, a presentarmi per la vaccinazione indossando una giacca.
Nell’ambulatorio, in effetti, tutti i vaccinandi e i vaccinati sono in maglietta e braga corta. Tutti suppergiù miei coetanei, fra l’altro. Uomini che farebbero meglio a coprirsi e che nell’armadio una giacca di lino o di cotone dovrebbero averla. Persone che evidentemente non tengono alla dignità come ci tengo io che poi non ho nemmeno la cravatta e nemmanco, devo ammetterlo, la camicia: per facilitare l’iniezione mi sono messo una polo. Però ho la giacca, che all’infermiera abituata a file di smandrappati appare così eccentrica. Lo stilosissimo sarto Paolo Zanatta sotto una foto che lo vede perfetto e incravattato scrive: “A 30 gradi è più difficile, ma non impossibile”. Vestire come lui non è facile, nemmeno d’inverno, ma si sappia che per vestire meglio dei deculturati (l’abbigliamento è cultura, il non-abbigliamento è barbarie) non ci vuole molto, basta una giacchetta.