preghiera
Il piccione va bene solo cotto
Maurizio Cattelan ne ha piazzati in quantità, impagliati, nella sua nuova mostra milanese. Orrore: fanno pensare al guano, non all'arte. Ma cucinati ad arte, i plumbei pennuti si trasformano in oro
Maurizio Cattelan, ispirato dalla vecchia musa escrementizia (la stessa del Dito Medio che davanti alla Borsa di Milano esprime bene la decomposizione occidentale), ha piazzato non so quanti piccioni impagliati nella sua nuova mostra milanese. Vedere così tanti piccioni appollaiati non mi fa pensare all’arte, mi fa pensare al guano. Tali uccelli mi repellono sia vivi sia impagliati, sia dal vero che in foto (all’Hangar Bicocca non ho messo piede, non mi sottometto alla mascherina e poi di nichilismo ne vedo già abbastanza ovunque). Invece mi attirano moltissimo una volta cotti: la gastronomia è alchimia, il grande cuoco trasforma il plumbeo piccione in oro. Ricorderò per sempre il mio primo piccione, o il mio primo piccione di alta cucina, ordinato al Gambero Rosso del sommo Fulvio Pierangelini (“coscette da mangiare con le mani e perciò munite di buffi cappucci di carta che funzionano da impugnatura”) e sono già nostalgico del piccione allo spiedo gustato settimana scorsa alla Tenuta Saiano, sopra Torriana, in Romagna: avevamo il tavolo sul prato, e davanti la fantastica visione notturna di San Marino… I piccioni non si ammirino ma si detestino e si divorino.