preghiera
Antonio Pennacchi e quel "vietato fumare" in treno
Era un libero fumatore. Basta pensare agli scrittori ubbidienti che anziché la fabbrica hanno fatto le scuole di scrittura, quelli che scrivono “car* tutt*”, per capire quanto pesa la sua scomparsa
Penso ad Antonio Pennacchi e provo rimorso. Ne riconoscevo la bravura ma i suoi temi (fascismo, comunismo, fasciocomunismo, sindacalismo…) mi respingevano. Le camicie a maniche corte peggioravano la situazione e così ne lessi solo poche pagine. Adesso riapro un suo libro autobiografico: “Sono una specie di pendolare e un paio di volte alla settimana vado a Roma. Non prendo però il treno a Latina Scalo, ma a Cisterna. L’unico guaio è che adesso non ci si possa più fumare. Mo’ m’hanno levato pure quello. Poi dice la democrazia. Manco sotto il fascismo”.
Era un libero fumatore, Pennacchi, era un indipendente, e se lo confronto con gli scrittori che anziché la fabbrica hanno fatto le scuole di scrittura, gli scrittori evirati e ubbidienti che sui social scrivono “car* tutt*” (manco sotto il fascismo), capisco quanto abbiamo perso e mi dispero.