preghiera
La vergogna di Matera erano i Sassi, ora è il turismo
Indifferenza a tutti i valori, nichilismo, profanazione e prostituzione. La città pullula di turisti che fotografano e mangiano soddisfattissimi. Cavernicoli temporanei, con tutti i comfort e senza un senso
Mi piace essere figlio di lucani antichi, essere cresciuto con una nonna analfabeta che mi ha messo in contatto con la vera conoscenza, a Potenza dopo il boom e però fra consuetudini arcaiche (con le galline uccise in casa, per dire, con le volpi nel sugo, per dire ancora meglio)… Mi piace parlare col mio vecchio padre che si scandalizza per i prezzi degli alberghi di Matera: “Era la vergogna della Lucania!”. Io ho sempre dubitato dell’appartenenza di Matera alla Lucania, la direi semmai Basilicata, comunque che fosse una vergogna, per via dei Sassi dove fino al 1952 i cristiani vivevano insieme alle bestie in abituri senza luce, al contempo case, grotte e stalle, lo sapevo.
Ma credo che, dell’unica regione italiana con due nomi, Matera sia una vergogna ancora oggi. Ovviamente per un motivo diverso: il turismo. Che è “indifferente a tutti i valori” (Ludwig Giesz) e dunque è nichilismo. Che è profanazione e prostituzione. Matera pullula di turisti che fotografano e mangiano soddisfattissimi (gli italiani pensano solo a mangiare e li capisco pure, quello gli è rimasto), dentro un teschio di città, presepe senza Bambino né bambini: cavernicoli temporanei, con tutti i comfort e senza un senso… Come mi piace essere figlio di lucani antichi e guardare Matera dall’alto in basso (Potenza la sovrasta di 418 metri).