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La definizione di artista di Salmo è la migliore in circolazione
Nulla di meglio di “Se avessi voluto seguire le regole non avrei fatto l’artista”, almeno tra i viventi. Certo, ci sono Schiller, Flaubert, Cristina Campo, Scruton, ma tutti defunti. E meglio di Fedez, l'artista cane da guardia del Leviatano
Sono giorni che cerco canzoni più divertenti di quelle di Salmo e, nonostante il periodo di stanca musicale, ne ho trovate parecchie, innanzitutto quella di Rovazzi, uno capace di rendere gradevole perfino Eros Ramazzotti. Sono giorni che cerco definizioni di “artista” più efficaci di quella di Salmo e fra le recenti non ne ho trovate. Nulla di meglio di “Se avessi voluto seguire le regole non avrei fatto l’artista”. Altre molto buone e a volte senza dubbio migliori sono state formulate da Schiller, Flaubert, Whistler, Pound, Emo, Dorfles, Cristina Campo, Scruton, però tutti defunti. Mentre Salmo, nonostante certi titoli (“Morte in diretta”, “Charles Manson”, “The Island Chainsaw Massacre”…) e certi collaboratori (Strage, Noyz Narcos, Belzebass…), sembra piuttosto vivo. Vitale. Personale. Più di Fedez che dell’artista ha un’idea canina: l’artista da guardia del Leviatano. Più, venendo all’arte visiva, di Cecilia Alemani (Biennale) che dell’artista ha un’idea orwelliana: l’artista autocensurato per produrre “risultati in termine di integrazione”. Contro costoro Salmo vince facilissimo, giganteggia, si avvicina addirittura a Oscar Wilde: “Tutta la cattiva arte è il risultato di buone intenzioni”.