preghiera
Il disfacimento del nostro mondo condensato nel dito medio di Cattelan
“La nostra è la prima epoca in cui l’arte non fa mondo. È un’epoca priva di arte declinata al presente”, scrive Carlo Vanoni ne "I cani di Raffaello". In verità è più di un secolo (dal 1917 del Pisciatoio di Duchamp) che tanta arte contemporanea si fa mondo, si veda piazza Affari
“Un’epoca in cui non si guardi all’arte del presente è un’epoca morta. Un’epoca che vive di rendita nonostante produca miliardi di immagini ogni giorno. Immagini di cui non resta niente”. Mi sembra di condividerle queste parole di Carlo Vanoni (“I cani di Raffaello”, Solferino). Ma lo storico dell’arte datosi al romanzo fa dire al suo protagonista pure qualcosa di stonato: “La nostra è la prima epoca in cui l’arte non fa mondo. È un’epoca priva di arte declinata al presente”. La discordanza fra tali frasi e la realtà l’ho sentita fortissima l’altro giorno in piazza Affari a Milano. Ci sono passato per puro caso: avrei fatto a meno di tanta evidenza, di rivedere come l’arte si faccia mondo perfino nella nostra epoca. In verità è più di un secolo (dal 1917 del Pisciatoio di Duchamp) che tanta arte contemporanea si fa mondo e disfacimento del mondo. Ma il Dito Medio alzato da Maurizio Cattelan davanti alla Borsa di Milano non è universale, è specifico: fa questo nostro mondo e l’attuale disfacimento di questo nostro mondo. L’impoverimento nazionale? Il crollo demografico? Il collasso della Chiesa? Il nichilismo fattosi convenzione? Tutto in quel dito.