"Do not revenge" di Jean-Michel Basquiat (Ansa) 

preghiera

Emilio Mazzoli, il gallerista che lanciò Basquiat. A Modena!

Camillo Langone

Un padre di famiglia, un cattolico che al massimo beveva Lambrusco, seppe gestire il problematico, drogatissimo graffitaro e imporlo ai collezionisti che non ne volevano minimamente sapere. Un genio

Del libro di Anna Ferri, “Basquiat” (Compagnia editoriale Aliberti), si modifichi il sottotitolo. Di pochissimo, di una lettera soltanto: anziché “Viaggio in Italia DI un formidabile genio” si scriva “Viaggio in Italia DA un formidabile genio”. Sarà stato questo gran pittore, l’americano Jean-Michel Basquiat, ma nel libro, un romanzo biografico, emerge piuttosto la figura del suo gallerista modenese, Emilio Mazzoli. Il quadro al centro della vicenda, un ritratto della madre dell’autrice, sembra proprio brutto, anche se ovviamente andrebbe giudicato dal vero. Per lanciare un artista così, che in America non voleva nessuno, ci voleva per l’appunto un genio, per l’appunto Mazzoli. Costui, senza conoscere l’inglese, senza essere ricco, senza essere giovane né giovanilista (in quel 1981 aveva già pelata e barba bianca) e che dunque si muoveva nella New York della nuova arte con tutti gli handicap possibili, scoprì Basquiat in una collettiva a Long Island, se lo prese in carico e gli organizzò la prima mostra personale: non a New York, a Modena! Mazzoli, un padre di famiglia, un cattolico che al massimo beveva Lambrusco, seppe gestire il problematico, drogatissimo artista (morirà di eroina a 27 anni) e imporlo ai collezionisti che di un graffitaro sconosciuto e nero non ne volevano minimamente sapere. Formidabile genio.

  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).