preghiera
È Vittorio Alfieri il vero antenato di Alessandro Haber
Il suo motto potrebbe essere “volli, sempre volli, fortissimamente volli”. La furiosa determinazione nella sua autobiografia: era un figlio di nessuno venuto da chissà dove e non basta il talento nel familista cinema romano, bisogna saper fermare Orson Welles in piazza Navona ed entrare in ufficio da Pupi Avati senza appuntamento
E poi l’ho letta l’autobiografia di Alessandro Haber, “Volevo essere Marlon Brando (ma soprattutto Gigi Baggini)” (Baldini+Castoldi). Avanzando nel racconto mi domandavo, io che ho la fissa per le ascendenze, le genealogie: ma da chi discende questo attore animalesco e tenero, nevrotico e poetico? Un po’ da Woody Allen, un po’ da Bukowski, un po’ da Gainsbourg, certo, ma questo già si sapeva. Un po’ da Gigi Baggini, il vecchio attore deriso interpretato da Tognazzi in “Io la conoscevo bene”, ma costui è perfino nel titolo. Volevo scoprirglielo da solo un antenato ed eccolo: Vittorio Alfieri. Il suo motto potrebbe essere “volli, sempre volli, fortissimamente volli”. Della sua vita mi ha colpito la furiosa determinazione: “Mi appostavo sotto le case dei registi o li bloccavo per strada”. Haber era un figlio di nessuno venuto da chissà dove e non basta il talento nel familista cinema romano, ci vogliono ardimento e tenacia, bisogna saper fermare Orson Welles in piazza Navona ed entrare in ufficio da Pupi Avati senza appuntamento. “Per me essere attore significava darsi oltre ogni misura”. Ancora oggi, con la barba bianca, Haber continua a reclamare ruoli, perfino in queste pagine. Riconosco in lui le tracce di Matteo 7,7 (“Chiedete e vi sarà dato”). Altro che maschera: sia considerato esempio.