preghiera
Insieme a Lina Wertmüller piango il Sud che non c'è più
Prima dei titoli lunghi e di Giancarlo Giannini, nel 1963 girò "I basilischi", tra Puglia e Lucania, lei che era svizzero-lucana. La controra descritta magnificamente, i pranzi in silenzio col rumore dei cucchiai che quasi scavano nei piatti... Un Sud che non offriva niente (ce ne siamo scappati quasi tutti) e però bellissimo come i sogni
Piango la Lina Wertmüller del 1963 ossia la Wertmüller dell’esordio, ancora lontana dai titoli lunghi e da Giancarlo Giannini. In quell’anno miracoloso per il cinema (“8 ½”! “Il gattopardo”! “La ricotta”! “Ieri, oggi, domani”! “La bella di Lodi”!) e per l’Italia tutta (boom economico) fu autrice, regista e sceneggiatrice, di un film ambientato tra Puglia e Lucania e con un titolo corto: “I basilischi”. Tra Puglia e Lucania perché lei era svizzero-lucana, ma non figlia di lucani emigrati in Svizzera bensì di svizzeri scesi in Lucania, caso un po’ più raro… Piango la controra che nel film è descritta magnificamente, piango i pranzi in silenzio col rumore dei cucchiai che quasi scavano nei piatti (non c’era più la fame ma c’era ancora l’appetito), piango il capofamiglia che dopo pranzo si butta nel letto incravattato, piango il circolo per soli uomini dove si parla di politica e si liquida il fascismo (che al Sud era ed è ancora un’endemia) come “quella vecchia idea”, piango il bambino piccolissimo che balla il twist (erano pure i giorni del twist) senza musica, canticchiando e sgambettando nella piazza assolata… Insieme a Lina Wertmüller piango il Sud che non c’è più: il Sud dei paesi, il Sud che non offriva niente (ce ne siamo scappati quasi tutti) e però bellissimo come la noia, come i sogni, come le piazze vuote…