Annibale Carracci, "Il mangiatore di fagioli" (Wikimedia Commons) 

preghiera

Chiamare paste e formaggi con i nomi dei grandi gastronomi, perché no?

Camillo Langone

I francesi già lo fanno, perché notoriamente sanno fare sistema. Perché non dedicare a Pellegrino Artusi i maccheroni di cui era ghiotto, o un salame a Gianni Brera? Meglio dell'arida intitolazione di una via

Ho mangiato un formaggio francese, a pasta molle, per quello che ne capisco di formaggi francesi una sorta di brie, denominato Brillat-Savarin in onore del grande gastronomo. Notoriamente i francesi sanno fare sistema. Nulla di simile mi sovviene in Italia, sebbene i gastronomi non manchino. Perché non dedicare un formato di pasta a Pellegrino Artusi (era ghiotto di maccheroni), un formaggio a Piero Camporesi che ha scritto “Le vie del latte”, un salame a Gianni Brera, dei salumi estimatore? A me piacerebbe che mi dedicassero un vino frizzante: anche adesso che sono vivo, così me lo godo. Dedicare prodotti enogastronomici è meglio che dedicare convegni e intitolare vie, la toponomastica è arida e poi i ghiottoni vengono esiliati in periferia: Mario Soldati a Roma l’hanno sbattuto a Castel Giubileo, per ulteriore sfregio lo hanno fatto incrociare con quel moralista di Gian Maria Volontè… Sia dedicato a ogni gastronomo qualcosa di estasiante e appetitoso.

  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).