Pieter Claesz, Natura morta con pesce d'acqua dolce e un gatto, 1656 (Wikimedia Commons) 

preghiera

Nei ristoranti di provincia per combattere le raffiche di nichilismo

Camillo Langone

A Isola Dovarese (Cremona) si riesce ancora a mangiare il pesce d'acqua dolce: storione, luccio, salmerino… Proprio mentre da tutti i palchi e da tutti i pulpiti si predica la deculturazione, vedi Sanremo e Bergoglio da Fazio

Scosso dalle raffiche di nichilismo televisivo (Sanremo, Bergoglio da Fazio) trovo riparo nel ristorante di un piccolo paese di una piccola provincia: il Caffè La Crepa di Isola Dovarese (Cremona). Peculiarità di questo storico locale è avere in carta, dopo i miei amatissimi marubini in brodo, solo pesce d’acqua dolce: storione, luccio, salmerino… Un tempo sarebbe stata un’ovvietà, trovandosi nel bel mezzo della Pianura Padana, oggi però chi serve pesce serve tonno (o polpi o scampi) perfino nelle valli alpine. Qui sulla vecchia piazza gonzaghesca la tavola valorizza il territorio, rispetta la geografia, ricorda la storia, insomma onora i padri. Proprio mentre da tutti i palchi e da tutti i pulpiti si predica la deculturazione: l’uomo è un crimine, il maschio è un crimine, nazioni e confini sono crimini… Isola Dovarese è un’isola di senso nel mare del tradimento e il mio luccio in salsa sbugiarda il Papa ambientalista: il fiume Oglio che canta a pochi metri, cascando rapido sotto il ponte di ferro, così pulito non lo si vedeva da un secolo, così pieno di pesci non lo si notava da quando l’uomo ha imparato a pescare.

  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).