preghiera
Un artista religioso oggi rischia l'interdizione, ma si prepara un posto in paradiso
Su arte e fede si legga "Lo strano posto della religione nell’arte contemporanea" di James Elkins, ma soprattutto si guardino i pittori. Come Giuliano Guatta che dice: "L'arte seria è taumaturgica, ha a che fare con la salvezza e per questo non può essere che religiosa"
Il sistema dell’arte contemporanea è una religione, si legga “Lo strano posto della religione nell’arte contemporanea” (Johan & Levi) di James Elkins per averne conferma. Come tutte le religioni ha i suoi testi sacri, i suoi dogmi, le sue scomuniche, le sue cattedrali (la Biennale di Venezia è una di queste), la sua pretesa di detenere la verità… Non mancano i tabù: “Di regola l’arte contemporanea ambiziosa e di successo è scrupolosamente non religiosa”. Elkins, un professore americano alla religione estraneo ma che si sforza di essere equanime, fa un mucchio di esempi che non ripeterò qui. Interpello invece, per consolarmi, il fedel pittore Giuliano Guatta, artista molto contemporaneo (ben poco realista) eppure capace di dipingere polittici e tabernacoli. Lo sapevo che mi avrebbe dato soddisfazione: “L’arte, l’arte seria, è taumaturgica, ha a che fare con la salvezza e per questo non può essere che religiosa”. Ovvio che Guatta stia rischiando l’interdizione, ovvio che abbia uno stranissimo, defilatissimo posto nell’arte contemporanea italiana: si sta preparando un posto in paradiso, però.