preghiera
Gustare una bella storia con i dolci dei carcerati di Padova
Quest'anno a Pasqua si consideri anche la resurrezione esistenziale dei pasticceri della Pasticceria Giotto, detenuti nel carcere Due Palazzi. I loro dolci sarebbero da mangiare anche se di qualità media, solo che sono buonissimi e sono da mangiare a prescindere
Mi metto avanti e parlo di Resurrezione. Non del mattone di Tolstoj ma della Resurrezione che si festeggia a Pasqua, a cui si lega la resurrezione esistenziale dei pasticceri della Pasticceria Giotto, detenuti al Due Palazzi di Padova. Confezionando lievitati e biscotti costoro imparano un mestiere che garantisce, o quasi, un buon lavoro a fine pena: lo dimostra la recidiva al 5 per cento da confrontarsi con l’80 per cento che è la disgraziata media nazionale.
Dunque il carcere di Padova non è la solita palestra per criminali ma un vivaio di pasticceri. Dunque i dolci della Pasticceria Giotto sarebbero da mangiare anche se di qualità media, solo che sono buonissimi e sono da mangiare a prescindere. A Pasqua non so dove mi troverò ma so che mangerò, se a Dio piacendo sarò vivo, e mi piacerebbe che gli piacesse che fossi vivo, una veneziana delle loro, con farina di grano integrale e una pioggia di semi di girasole, fiore solare. Senza nulla togliere alle uova, che sulla mia tavola pasquale non mancano mai, stavolta oltre ai simboli voglio gustarmi una bella storia. (Per migliorare un poco il mondo meglio un edonismo mirato del masochismo di chi spegne termosifoni e lampioni).