preghiera
Contemplare Filippino Lippi nel giorno dell'Annunciazione
Sullo sfondo, dietro la Madonna melanconica, c'è Firenze, non Nazareth. Piuttosto che inventarsi una città, il pittore ha dipinto la sua. Non è pigrizia, ma teologia: Cristo è presente in ogni tempo e in ogni luogo
Venticinque Marzo, Annunciazione del Signore: l’angelo del Signore portò l’annuncio a Maria. E io, devoto alla Madonna e alla pittura, studio la “Annunciazione e Santi” di Filippino Lippi custodita al museo di Capodimonte, Napoli, e ora in restauro grazie al sostegno dell’azienda Temi Spa. Non essendo Bernard Berenson né Federico Zeri non mi addentro nei rapporti tra il sommo Botticelli e il figlio di fra Filippo (Filippino era figlio di un frate e di una monaca!). Guardo la Madonna melanconica, e come potrebbe non esserlo con quella grossa croce premonitrice nelle mani di Sant’Andrea, e noto qualcosa sullo sfondo: una città, Firenze! Filippino, “gentil maestro” lo definisce il Vasari, avrebbe potuto inventarsi una Nazareth ma non ci ha provato nemmeno ed essendo fiorentino, ed essendo, immagino, fiorentino pure il committente, sullo sfondo ha dipinto il campanile di Giotto e la cupola del Brunelleschi che fra l’altro nel 1485 (data del quadro) era una fantastica novità. Questa scelta iconografica non è pigrizia o piaggeria o campanilismo, bensì teologia: Cristo è presente in ogni tempo e in ogni luogo, non è un dato archeologico. Come dice l’Angelus? Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.