preghiera
Nell'arte contano le opere, non le intenzioni
Come mai apprezzo il pittore Giovanni Frangi, a cui piacciono artisti che mi repellono o mi tediano? Forse ha delle qualità che non sa di avere
Leggendo il libro-intervista di Giovanni Frangi pubblicato da Magonza Editore scopro che al pittore milanese piacciono artisti che mi repellono (Bacon, Baselitz) o che mi tediano (Monet, de Pisis, il Kiefer necrofilo adesso in mostra a Venezia). Scopro che crede molto negli allestimenti, mentre a me interessano solo i quadri. Scopro che non crede nell’ispirazione, mentre io sono convinto che l’artista non possa produrre alcunché senza gli angeli, i demoni, le muse. E allora come mai Frangi mi piace? Innanzitutto perché non contano le intenzioni ma le opere, nel suo caso i suoi quadri ai miei occhi molto più vicini a Schifano che a Monet, anche quando dipinge ninfee. Poi perché ammiro il suo antinostalgismo (merce rara sempre, rarissima in un artista classe 1959), la sua sprezzatura, il suo pragmatismo. E la musa luminosa e generosa che gli guida la mano. Non sa di averla? Fa niente, la vedo io.