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La società segreta di chi considera il Lambrusco di Sorbara il miglior vino del mondo

Camillo Langone

Per quattro ore beviamo e compatiamo il volgo ignaro, la gente convinta che il Lambrusco sia un vino dolciastro da supermercato. Dopo quattro ore è buio e salgo in macchina perfettamente vigile. Il mattino dopo mi sveglio benissimo. Un'iniziazione

Sono un ragazzo fortunato e uno schifoso privilegiato, ho passato un pomeriggio a bere Sorbara supremo in un casolare fuori Modena (resto nel vago perché è un Sorbara fuori commercio, il produttore non ha nemmeno la partita Iva). Seduto allo spartano tavolo della rustica cantina c’era un altro lambruschista grandissimo ma non citerò nemmeno lui, meglio non fornire troppi indizi. Abbiamo bevuto per quattro ore di fila, prima un formidabile Trebbiano di Spagna (il miglior bianco emiliano di sempre?) e poi una raffica di Sorbara di varie annate: tutti vini rifermentati in bottiglia, ciò che chiamo “metodo romantico”. Obiettivo del produttore è fare vini “eleganti e fini”. Superbamente centrato. Per quattro ore bevo e ammiro la sua capacità di eliminare i difetti (la maledizione dei rifermentati in bottiglia) e al contempo di conservare l’anima (ciò che smarriscono i vini metodo classico e metodo autoclave). Per quattro ore beviamo e compatiamo il volgo ignaro, la gente convinta che il Lambrusco sia un vino dolciastro da supermercato. Dopo quattro ore è buio e salgo in macchina perfettamente vigile. Il mattino dopo mi sveglio benissimo. Con la sensazione di aver vissuto un’iniziazione, di essere entrato a far parte di una società segreta: composta da coloro che considerano il Lambrusco di Sorbara il miglior vino del mondo.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).