Preghiera
Italiani ebbri di politica
Ora si chiacchiera di destra e di sinistra e si dà retta a qualsiasi dichiarazione. Berenson, antifascista, criticava invece lo statalismo italiano e il fascismo, figlio non dichiarato della Rivoluzione francese e del Risorgimento
L’italiano è ciucco di politica, ogni tweet è un cicchetto, come il beone vive attaccato al bottiglione lui vive attaccato alla dichiarazione, non si interessa ad altro che alla politica e dunque per attirare l’attenzione su un libro meritevole devo evidenziarne la componente politica. Per fortuna il diario del grande storico dell’arte Bernard Berenson, “Voci e riflessioni. 1941-1944” (La nave di Teseo), di arte ne contiene pochissima. E’ sostanzialmente un diario di guerra, trascorsa sulle colline di Firenze fra alcuni privilegi e molti patemi, perché quando ti cannoneggiano la casa e le schegge entrano in cucina mentre fai colazione (16 agosto 1944) i soldi servono a poco. Berenson era antifascista ma criticava lo Stato italiano a prescindere da Mussolini, a causa di un “tipo di governo francese centralizzato, imposto dal Piemonte e in seguito suggellato dal fascismo”. Quindi per Berenson il fascismo è una delle forme dello statalismo, un figlio, ancorché non riconosciuto, della Rivoluzione francese e del Risorgimento. Su questo punto non si aspettava grandi cambiamenti postbellici, che infatti non ci furono. Passati tanti anni lo statalismo italiano è sempre al contempo giacobino e fascista e sempre in oppressiva espansione. Ma chi se ne importa: l’italiano, ubriaco di politica, farfuglia di destre e sinistra.