Preghiera
L'incomunicabilità tra repubblicani e monarchici
Chi non è nato con quell'istinto, non potrà mai capire la bellezza di avere un sovrano. Un re ha il senso del limite davanti a Dio, mentre una qualunque maggioranza fa credere agli eletti in democrazia di essere onnipotenti
Sorga un nuovo Antonioni per mostrare l’incomunicabilità, il dialogo fra sordi che allontana monarchici e repubblicani. Un repubblicano proprio non ce la fa a capire un monarchico che si commuove di fronte ai funerali dei Windsor o ascoltando il discorso di Carlo che, perfetto in cravatta nera, a un certo punto dice “Finché Dio me lo consentirà”. Un re ha il senso del limite. Quel senso del limite che non possiede un sindaco di paese, convinto che disporre di una maggioranza consiliare lo avvicini all’onnipotenza. “Finché Dio me lo consentirà” somiglia a una frase che uso spesso, “A Dio piacendo”, ma va oltre, visti anche ruoli e contesti tanto superiori. Un repubblicano, che è sempre un po’ ateo, non può arrivarci. Nemmeno se si impegna. Sorga un nuovo Antonioni, un regista che anziché l’incomunicabilità delle coppie mostri l’incomunicabilità dei fautori dei due diversi sistemi istituzionali. Essere monarchici e repubblicani temo sia dovuto a istinti innati. Posso affaticarmi a spiegare la maggiore funzionalità, la superiore ragionevolezza dell’istituto monarchico ma non potrò mai convincere persone incapaci di ammirazione, persone infastidite dalla bellezza, persone invidiose: repubblicani.