preghiera
Un noir autobiografico di Davide Rondoni, molta Romagna e molti cappelletti
“Il concerto del viale dei lecci” è un romanzo con dentro naturalmente i molti lecci di Forlì. Invidio all'autore di esservi nato, sulla Via Emilia come me ma centocinquanta chilometri più vicino al mare di me
Invidio a Davide Rondoni di essere nato a Forlì, sulla Via Emilia come me ma centocinquanta chilometri più vicino al mare di me. Invidio a Rondoni di essere cresciuto in una casa avita, affacciata su un importante viale alberato, mentre io sono cresciuto in case di passaggio, troppe per ricordarmene una, e senza alberi memorabili nei dintorni. Dunque non potrei mai scrivere un libro come “Il concerto del viale dei lecci” (Aboca), un noir se ho capito bene molto autobiografico, con dentro molta Romagna, molti cappelletti e naturalmente molti lecci. Per chi non lo sapesse questi alberi sono querce sempreverdi, di solito più piccole, oltre che più mediterranee, delle querce caducifoglie (farnie, roveri, cerri…). Ci passano tante persone sotto i lecci di Forlì un tempo fascisti e oggi democratici (il viale prima di chiamarsi viale della Libertà si chiamava viale Mussolini). Ci passano uomini orribili e una ragazza bella, Eleonora, e anche lei invidierei a Rondoni se non fosse che un certo giorno, in un ristorante sul mare, gli comunica freddamente che se ne andrà a Roma per tentare la carriera dell’attrice. Ci sono rimasto male anch’io a pagina 166, forse mi ha risvegliato qualcosa, è come se lo avesse detto adesso a me. Ma per fortuna “non si piange per una donna in Romagna. No”.