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"Black Tulips" di Vitaliano Trevisan fa rivalutare l'amore romantico

Camillo Langone

Un libro postumo di uno scrittore grandissimo. Ciò che descrive il totalmente disincantato, il completamente disilluso Trevisan, fa venire una gran voglia di incanti e illusioni

Meglio l’amore romantico. Leggendo il bellissimo (ripeto: bellissimo) libro postumo del grandissimo (ripeto: grandissimo) Vitaliano Trevisan, “Black tulips” (Einaudi), è impossibile non rivalutare l’amore romantico, l’amore disinteressato dove l’intimità parte da un’affinità, l’amore che desidera il bene dell’altro e anela all’eterno. Un amore agli antipodi del “classico 50 bocca figa (contrattando 20 o 30)” alla base di questo libro molto autobiografico (“Vita che, per quanto mi riguarda, non è mai altro dall’opera”) e in cui si parla molto di prostituzione e in cui si frequentano, a vario titolo, molte puttane. Nigeriane, trattandosi di un viaggio in Africa, il continente color morte che comincia a Vicenza (per via di immigrazione) e finisce a Lagos. Ciò che descrive il totalmente disincantato, il completamente disilluso Trevisan, il suo neoconradiano sprofondare in un cuore di tenebra però senza cuore, con soltanto tenebra, fa venire una gran voglia di incanti e illusioni. Anche per evitare il suo destino: dopo avere scritto “Black tulips”, coerentemente, lo scrittore veneto si è ucciso.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).