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Con Vitaliano Trevisan, si rivaluta anche l'Europa
No, non si parla di Unione europea, ma di quell'Europa che brilla al paragone dell'Africa raccontata in "Black Tulips". Un libro spietato, scritto da un uomo che non avendo più niente da perdere si è permesso di dire la verità su un continente che pullula di razzisti e violenti
Meglio l’Europa. Leggendo il bellissimo (l’ho già detto: lo ripeto) libro postumo del grandissimo (l’ho già detto: lo ripeto) Vitaliano Trevisan, “Black tulips” (Einaudi), è impossibile non rivalutare l’Europa. Non l’Unione Europea, certo, l’Europa culla della civiltà occidentale, continente apollineo intessuto di eccellenza, armonia, ordine. Col suo italiano inarrivabile (parole esatte, ritmo perfetto), Trevisan racconta un’Africa nera pullulante di razzisti (razzismo antibianchi, razzismo antiarabi, razzismo tribale, contro altri neri) e di violenti, una Lagos dove per uscire dall’albergo devi munirti di scorta adeguata, megalopoli ansiogena con le strade prive di asfalto e le notti prive di illuminazione pubblica: “Particolarmente inquietanti sono i sistemi di difesa della proprietà, uno scorrere di recinzioni, in muratura o cemento o rete metallica, orlate di cocci di bottiglia e/o di filo spinato; e di pesanti inferriate a porte e finestre; e di alti e ancor più pesanti cancelli, anch’essi orlati di filo spinato…”. Sia lodato questo libro spietato, scritto da un uomo che non avendo più niente da perdere (nessuno Strega da vincere) si è permesso di dire la verità sull’Africa, ridando un senso all’eurocentrismo, mettendo voglia di Svizzera, di Boemia, di Polonia, o almeno di Trentino.