preghiera
Rinuncio volentieri alla cucina della nonna, se mi portano gli stuzzicadenti
Sono un esteta, ho bisogno di bellezza: li vedo, i lampadari finto-medievali con le lampadine finto-candele, gli orologi da parete dentro il finto-timone, e gli stuzzicadenti nei portastuzzicadenti, e mi viene la tristezza e mi passa l’appetito
I morti seppelliscano i morti, un camion di stuzzicadenti seppellisca le trattorie con gli stuzzicadenti. Degli amici mi scrivono per magnificare una trattoria di Pavia, ne ha parlato il Corriere, gestita da due sorelle di 81 e 92 anni. Molto bene: io sono contrario alla pensione e ho tanto ammirato la regina Elisabetta anche perché ha lavorato fino a 96 anni. E molto male: grazie a TripAdvisor ho visto su quei tavoli un portastuzzicadenti di plastica. Mi dispiace ma nelle trattorie con stuzzicadenti non ci mangio. Ma come, rispondono, per un dettaglio rinunci alla cucina della nonna, “la più autentica, la più genuina”? Sì, rinuncio: sono un esteta, ho bisogno di bellezza, e sono un critico multisensoriale, oltre al gusto uso la vista (se gli altri gastronomi sono ciechi mi dispiace per loro) e vedo i lampadari finto-medievali con le lampadine finto-candele, gli orologi da parete dentro il finto-timone, e gli stuzzicadenti nei portastuzzicadenti, e mi viene la tristezza e mi passa l’appetito. Ma allora quale trattoria consigli? Non saprei, l’accezione della parola “trattoria” è troppo vasta (una guida appena uscita inserisce, fra le migliori trattorie d’Italia, Barred di Roma, nome anglofono, cuochi supertatuati, miso fra gli ingredienti, e io mi dispero sia quando leggo miso sia quando vedo stuzzicadenti).