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Non solo papi e imperatori, anche farmacisti e notai tra i grandi committenti d'arte
Fu un commerciante, Taddeo Contarini, a ordinare i “Tre filosofi” a Giorgione, che trasformò in capolavoro gli interessi alchemici e astronomici del committente. Si prenda esempio, non è così difficile entrare nella storia della cultura
Non solo papi e imperatori, principi e cardinali. Grazie a “Collezionisti e musei. Una storia culturale” di Raffaella Fontanarossa (Einaudi) si scopre che l’arte italiana dei secoli d’oro non era sostenuta soltanto dai grandi della storia. Alcuni mecenati non erano particolarmente potenti né straordinariamente ricchi, e però senza di loro molti musei avrebbero oggi delle pareti vuote. L’autrice segnala il notaio trevigiano Oliviero Forzetta, il farmacista veronese Francesco Calzolari, il farmacista napoletano Ferrante Imperato... Non solo collezionisti-raccoglitori, che è già qualcosa, ma anche collezionisti-committenti, che è molto meglio siccome così si diventa co-protagonisti dell’arte, eternando la propria personalità e i propri valori. Fu un commerciante, Taddeo Contarini, a ordinare i “Tre filosofi” a Giorgione, che trasformò in capolavoro (oggi al Kunsthistorisches Museum di Vienna) gli interessi alchemici e astronomici del committente. Si prenda esempio dal Contarini, non è così difficile entrare nella storia dell’arte.