preghiera
Com'è bella la morte barocca, com'è triste la morte novecentesca
Un'epigrafe beffarda per un vescovo seicentesco, una tomba che consola con l'arte e la filosofia. Poi c'è la tomba di Pasolini, senza nemmeno una croce, c’è un poetico cespuglio di alloro ma è una tomba disperata
Com’è bella la morte barocca, penso a Reggio Emilia. Com’è triste la morte novecentesca, penso a Casarsa. (Sono foscoliano e dark, sepolcri, cimiteri e lapidi non mancano mai nei miei viaggetti). Nel duomo reggiano vedo il sepolcro di un vescovo seicentesco in cui la Morte con la falce scrive un’epigrafe beffarda, ed è una tomba che consola con l’arte e la filosofia. Nel cimitero friulano vedo la tomba di Pasolini, senza nemmeno una croce, c’è un poetico cespuglio di alloro ma è una tomba disperata (mi viene da piangere). Comunque c’è di peggio: è più che triste, è niente la morte contemporanea, la morte del Ventunesimo secolo, la morte raddoppiata dalla cremazione, la morte senza corpo e senza ricordo materiale, la morte davanti alla quale non si può sostare, pensare, pregare. La morte di una civiltà che spreca la morte, che non impara nulla dalla morte, e che muore.