preghiera
Tre emiliani dall'arte radicata
Edoardo Cresci scrive in “Bertolucci, Ghirri, Zermani. Un’officina italiana” di tre grandi che hanno trovato l’ispirazione a casa propria: “Locali quanto universali”
“Attaccamento alla terra come imprescindibile condizione d’esistenza”. Edoardo Cresci scrive in “Bertolucci, Ghirri, Zermani. Un’officina italiana” (Quodlibet) di tre grandi emiliani che hanno trovato l’ispirazione a casa propria: “Locali quanto universali”. Che poi, per inciso, è pure casa mia: l’architetto Zermani mi capita di incontrarlo per strada, lo saluto, gli chiedo dei nuovi progetti… Cresci scrive anche di Giorgio Morandi, un altro legatissimo ai suoi emiliani luoghi. Se lo facessi io un libro sugli emiliani dall’arte profondamente radicata aggiungerei, fra i viventi, Giovanni Lindo Ferretti, Paolo Nori, Elisabetta Sgarbi, l’architetto Bontempi, i pittori Andrea Chiesi ed Enrico Robusti… Fanno tutti “un lavoro utile alla necessaria e continua rifondazione di senso delle cose”. Risalendo la fortissima corrente dell’arte senza luogo e senza senso.