preghiera
Che sia nato a Parma o Potenza, non significa più niente
Combatto l’idea avvilente che tutto si decida nei primissimi anni di vita: come se poi si venga trascinati per cinquanta o cent’anni dal bambino che fu. Se esiste il libero arbitrio, e io voglio che esista, io sono le mie scelte
Improvvisamente mi sono accorto che essere nato a Parma (o a Potenza, come dice Wikipedia) non significa più niente. Improvvisamente, ossia da quando mi hanno chiesto se sono nato a Parma o per l’appunto a Potenza, e perché non provo a correggere la famosa enciclopedia che commette quattro errori, anche anagrafici, nelle prime quattro righe della voce a me dedicata... Ma chi se ne frega. Combatto l’idea avvilente che tutto si decida nei primissimi anni di vita: come se poi si venga trascinati per cinquanta o cent’anni dal bambino che fu. No, non significa niente l’origine, che comunque è perduta. Come non ha mai significato niente essere diplomato in agraria, lo studio che Calenda gentilianamente disprezza: semmai significa qualcosa essere interessato oggi ai sistemi di allevamento della vite. L’acqua passata non macina più, per me contano i libri letti negli ultimi 2-3 anni, i vini bevuti negli ultimi 2-3 anni, i quadri visti negli ultimi 2-3 anni... Se esiste il libero arbitrio, e io voglio che esista, io sono le mie scelte, non quelle dei miei genitori, o dei ministri della pubblica istruzione di quando andavo a scuola. Come ha scritto Berdjaev, filosofo cristiano, “la persona è resistenza contro il determinismo che la società e la natura ci vorrebbero imporre”. Io cerco di essere una persona, è questo il dato significativo.