Foto di Leonardo Munoz, via Efe, via LaPresse 

Preghiera

Il sogno di ascoltare musica del 2023 nel 2023

Camillo Langone

Canzoni contemporanee. Che lo siano veramente: non come quelle degli Arctic Monkeys che sembrano il David Bowie degli anni Settanta. Apprezzare note dell'attualità potrebbe avere il potere di calarci nel presente e farci sentire vivi

Che nel 2023 possa ascoltare musica del 2023, è l’augurio che mi faccio (non lo faccio a nessun altro perché non conosco nessuno interessato quanto me alla musica contemporanea). Noto che le varie classifiche di fine 2022 sono colonizzate dagli afroamericani e dunque neri che blaterano (ancora il rap? Possibile?) e nere che provocano (a me non piace essere provocato vanamente, vorrei sempre dire quello che ha detto Nina Zilli a non so chi: “Esci le canzoni belle, non la pheega”).

 

In queste classifiche mondiali esiste anche una minoranza bianca, e sono musicisti tutti più o meno passatisti, e qui canzoni che mi piaciucchiano ne trovo: “15 again” dei Suede, che però sembra un pezzo dei Simple Minds del 1982, “It’s not just me, it’s everybody” di Weyes Blood, che però sembra un pezzo di Joni Mitchell del 1972… La mia preferita fra le canzoni mondialmente preferite è senza dubbio “There’d better be a mirrorball” degli Arctic Monkeys.

 

Che però si colloca anch’essa (volutamente, visto il lettering del video) giù nei Settanta, dalle parti del Bowie di “Wild is the wind”… Che nel 2023 possa ascoltare musica del 2023, e per giunta riconoscerla, sentirla mia: significherebbe essere vivo.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).