preghiera
Non le lettere, non la musica, non l'architettura. Di questo tempo resterà la pittura
Quadri come l’ultimo di Enrico Robusti contenente tutta la follia del presente italiano. Ci sono bombe che scoppiano poco lontano, spensierati che si tuffano come se niente fosse, una ragazza che è l’Italia dello spritz, in bilico tra festa e caduta
Ci penso spesso: cosa resterà di questi anni? Non la letteratura, troppo pesante, non la musica, troppo leggera, e nemmeno, per la prima volta nella storia, l’architettura, sempre più tecnologica e perciò destinata all’obsolescenza. A rappresentare il nostro tempo resterà l’arte. Ossia la pittura. Quadri come l’ultimo di Enrico Robusti dal titolo appunto epocale: “Bombe e bomboloni. Tuffi, tanfi e finti fanti”. Grande tela tragicomica (260x200 cm) contenente tutta la follia del presente italiano.
Ci sono bombe che scoppiano poco lontano, ci sono spensierati che si tuffano come se niente fosse, c’è una ragazza che è l’Italia dello spritz, in bilico tra festa e caduta, ci sono i Finti Fanti, ottusi militanti di ideologie scadute che si sparano addosso con ridicoli fucili ad acqua (saranno i tweet, le liti televisive…). Infine in basso a destra c’è la giovane morta che è il tipo della neobigotta masochista, ambientalista e ortoressica, sadicamente trafitta da uno spiedino di gamberetti (il consumo dei gustosi crostacei, sia allevati sia pescati, devasta l’ecosistema, adesso lo sapete). In questo quadrone affollato di scervellati ci siamo dentro tutti e il bello è che ci saremo anche fra un secolo.