preghiera
La sprezzatura del maestro Casini
Pacato, incravattato, prestante, rasserenante, fa subito pensare che il suo posto è il Quirinale. Talmente democratico cristiano che può piacere anche a un antidemocratico cristiano come me
Come non c’era bisogno di apprezzare la Fiat 127 per ammirare Gianni Agnelli, non c’è bisogno di apprezzare il Partito democratico per ammirare Pier Ferdinando Casini. L’ho ascoltato in un albergo di Parma, alla presentazione del suo “C’era una volta la politica. Parla l’ultimo democristiano” (Piemme), e mi ha commosso. Per un comune sentimento: Bologna. E per uno stile che è solo suo, ecumenico senza essere noioso, felpato senza essere opaco. Casini come da suo costume non parla male di nessuno (virtù ignota alla transfuga Gelmini, anche lei sul palco parmigiano, inutilmente animosa). Casini racconta aneddoti sulla Dc che fu, ovviamente su Andreotti ma pure su Donat-Cattin e Marcora, e sono prelibatezze primorepubblicane. Casini in una politica italiana ininfluente (viviamo in un protettorato: ricordarselo sempre) almeno non aumenta l’agitazione. Casini pacato, incravattato, prestante, rasserenante, fa subito pensare che il suo posto è il Quirinale. Casini ormai è un maestro ed è tale senza farlo pesare, con uno stile che è sprezzatura ossia disinvoltura, facilità, quasi grazia. Casini è talmente democratico cristiano che può piacere anche a un antidemocratico cristiano come me. La Madonna di San Luca lo accompagni sempre.