preghiera
Con l'efficientamento energetico, non mi sento sicuro in casa mia
La sacralità della mia persona, a cui tengo moltissimo, abbisogna di essere custodita in uno spazio, la mia casa. Ma se lo stato italiano e il superstato europeo hanno potere e strapotere sulla mia casa, ecco che questa non mi protegge più
Se la casa non è sacra, nemmeno l’uomo è sacro. La sacralità della mia persona, a cui tengo moltissimo, abbisogna di essere custodita in uno spazio e questo spazio (vorrei quasi dire: questo tabernacolo) è la mia casa. “Sacro è ciò che è sottratto al mondo, ciò su cui il mondo non ha alcun potere” ha scritto un monaco benedettino, padre Anselm Grün, e può sembrare un discorso teologico ma è anche un discorso immobiliare. Se lo Stato italiano e il Superstato europeo hanno potere e strapotere sulla mia casa ecco che questa non mi protegge più. Da una parte la solita patrimoniale, presentemente chiamata Imu, scagliata contro le cosiddette seconde case che dal punto di vista morale spesso sono le prime, in quanto dimore avite (quanti meridionali trasferitisi per lavoro al Nord devono pagare ogni anno, per casupole di scarso valore e nullo reddito, questa tassa sul sentimento...). E dall’altra la nuova spada di Damocle dell’efficientamento energetico, imposto dai socialisti di Bruxelles, nemici giurati dell’individuo, avversi alla più modesta proprietà privata. Io non mi sento più tranquillo nemmeno nella mia casa. I suoi muri sono diventati più sottili e presto lo Stato potrà accusarla di reato ambientale, e sfondarmi la porta. Casa mia, casa mia, pur piccina che tu sia, mi sembravi una badia: ora mi sembri una colpa.