preghiera
Franco Arminio ci ricorda che il sacro inizia con l'inginocchiarsi
Un breve libro di brevi poesie che sono quasi prose, quasi aforismi: “Sacro minore”. Perfino un non credente può capire meglio di un cattoprotestante, il tipo di cattolico frequentante le chiese con le sedie al posto dei banchi
“Sacro se ti metti in ginocchio / anche se non credi a niente”. Lo scrive Franco Arminio in un breve libro di brevi poesie che sono quasi prose, quasi aforismi: “Sacro minore” (Einaudi). Dunque perfino un non credente può capire meglio di un cattoprotestante, il tipo di cattolico frequentante le chiese con le sedie al posto dei banchi, che il sacro comincia con l’inginocchiarsi. In “Sacro minore” siamo vicini all’Arminio migliore, che è l’Arminio ossessionato dalla morte (qual è l’Arminio peggiore? Ovviamente l’Arminio ossessionato dalla politica, per fortuna qui pressoché assente). “Sacro è che non sei morto stamattina”. “Sacro / è che oggi ti ho portato le ginestre, / quando sei morta / non erano fiorite”. Ci sono molti cimiteri nel libro, e paesi irpini, lucani, cilentani poco più animati dei loro cimiteri. Ma a un certo punto appare sulla pagina una reazione, qualcosa da segnarsi, da ricordarsi per continuare malgrado tutto a vivere e a far vivere: “Sacro è toccarsi. / Qualunque essere umano / può morire se non lo tocchiamo”.