preghiera
Ci voleva uno statistico per restituirci la concretezza della predicazione di Gesù
Ecco un nuovo esempio contro lo specialismo: non un prete, ma Roberto Volpi ha scritto “In quel tempo. Da Gesù a Paolo attraverso i numeri del Nuovo Testamento”. Ci trascina alle origini del cristianesimo
Un prete non ci riesce a scrivere un libro davvero interessante su Gesù. Il problema è lo specialismo: così come gli specialisti di filosofia (i professori di filosofia) non riescono a fare filosofia, gli specialisti di Gesù (i sacerdoti, i teologi) non riescono a scrivere utilmente di Gesù. Ci vuole un esterno. Uno come Roberto Volpi che fa un mestiere all’apparenza ben poco spirituale: lo statistico. E che però ha scritto un libro più cristiano di tanti libri ufficialmente cristiani: “In quel tempo. Da Gesù a Paolo attraverso i numeri del Nuovo Testamento” (Solferino). Volpi ci trascina alle origini del cristianesimo, enumerando gli abitanti della Galilea e di Gerusalemme, i testimoni della moltiplicazione dei pani e dei pesci, i metri quadrati della casa di Pietro a Cafarnao, i chilometri percorsi da Cristo dopo l’Ultima cena... Ci immerge nella concretezza della predicazione, nella vita quotidiana di quest’uomo misterioso e meraviglioso (“Gesù è quello che quando arriva la sera mangia coi discepoli o con alcuni di loro – pane e formaggio, olive, pesce arrostito, quando va bene – e dopo, al calar della notte, si ravvolge forse in una coperta che porta con sé, certamente nelle vesti, e cerca di dormire, di riposare”). Ce lo avvicina tantissimo, sembra di poterci parlare.