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Qualche riga per fissare un incontro (come si faceva prima dei selfie)

Camillo Langone

Un passaggio in macchina a Paolo Nori, che parla di arte russa conservata in gran parte in un museo di San Pietroburgo. Notizia di patriottismo artistico

Mi ritrovo, era l’altro giorno, vicino allo stadio Tardini al momento dell’uscita dei tifosi. Ma una volta le partite non si giocavano la domenica? L’avessi saputo avrei fatto un’altra strada. Fermo nel traffico scorgo un tifoso illustre, Paolo Nori. Che fra tutti i miei maestri di scrittura è l’unico vivente (anche se da quando ha parlato bene della raccolta differenziata lo leggo meno: ai miei occhi la raccolta differenziata è palesemente anticristica). Lo chiamo, lo invito a salire, lo accompagno in stazione (deve rientrare a Bologna) e fra un semaforo e l’altro gli parlo del libro di storia dell’arte italiana che sto scrivendo e lui mi parla di arte russa, conservata in gran parte, dice, in un museo di San Pietroburgo che non è l’Ermitage, dedicato all’arte occidentale, ma è il Museo Russo, a me finora ignoto, dedicato per l’appunto all’arte russa. Notizia di patriottismo artistico che potrebbe farmi gioco... Dopo che Nori è sceso mi rendo conto che questo incontro breve e casuale, eppur pregnante, non è stato fissato in una foto (niente selfie: non per nulla siamo entrambi nati, cresciuti e diventati scrittori molto prima dello smartphone). L’unico modo per trattenerne il ricordo è scrivere qualche riga: come avrebbero fatto, se si fossero incontrati a Parma per caso, Attilio Bertolucci e Cesare Zavattini.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).