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Sentimentalismi sulle farine romagnole

Camillo Langone

Leonardo Spadoni del Molino Spadoni assicura che la produzione continua imperterrita, anzi potenziata, negli stabilimenti rimasti all’asciutto. Ora dovrei essere più tranquillo e però, siccome l’uomo è condannato al desiderio, mi è venuta voglia di cappelletti

In un’altra vita (ho avuto molte vite, a Dio piacendo ne avrò altre ancora) inventavo nomi di prodotti. Inventai ad esempio il nome di alcune farine del Molino Spadoni, un grande molino romagnolo con vari stabilimenti per l’appunto in Romagna. La sede centrale ubicata a Coccolia, una frazione dell’enorme comune di Ravenna (per estensione il secondo d’Italia dopo Roma), è stata colpita dall’alluvione, invasa dalle acque. Sono un sentimentale e mi sono chiesto: che ne sarà delle mie farine? Ho sentito Leonardo Spadoni e mi ha assicurato che la produzione continua imperterrita, anzi potenziata, negli stabilimenti rimasti all’asciutto. Ora dovrei essere più tranquillo e però, siccome l’uomo è condannato al desiderio, mi è venuta voglia di cappelletti. Quella pasta ripiena definita dal romagnolo Davide Rondoni “una porta che si apre sull’estasi”. Ma per fare i cappelletti non basta la farina, serve anche chi faccia la sfoglia. Farina più sfoglina, ecco l’estasi.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).